Archivio della categoria: Nutrizione

DiMé, Pompei, 19 e 20 maggio

Nei giorni 19 e 20 maggio 2012 Pompei ospiterà DiMè, straordinario evento 
scientifico e di intrattenimento culturale, dedicato alla Dieta Mediterranea.
Orari e programmazione:

Sabato 19 Maggio
10:00-18:00 Mostra fotografica DiMè
(location: Comune di Pompei - Palazzo De Fusco)

10:00-13:30 Convegno scientifico:
“Riscopriamo la Dieta Mediterranea”
(location: Palazzo De Fusco - Sala Consiliare del Comune di Pompei)

Domenica 20 Maggio
10:00-18:00 Mostra fotografica DiMè
(location: Comune di Pompei - Palazzo De Fusco)

18:00-20:00 Reading letterario
Peppe Lanzetta legge brani scelti a cura Angelo Petrella
(location: Teatro Di Costanzo-Mattiello)

Cultura del cibo ai tempi della Tisanoreica, ovvero come farsi del male in tanti facendo arricchire i pochi.

Una bustina dal colore dorato, o azzurro, a seconda che si tratti di una cena o di un dolce. Scioglierne in acqua il contenuto, senza nemmeno chiedersi di cosa è fatto. Sedersi a tavola (ma non è così strettamente necessario) contenti perchè quella tisana ci farà perdere peso e, pensate, senza neanche aver cucinato. Beh, il massimo, no?
Peccato che “mangiare” sia un’altra cosa. Peccato che le bustine siano costosissime e non siano “cibo”. Peccato che questa idea sia frutto della mente di un imprenditore figlio di erboristi (con tutto il rispetto), non un medico, non un biologo, non un biochimico. Peccato che la sua ambizione reale non sia quella di far stare bene la gente, ma di vendere il suo prodotto.
Ma, soprattutto, peccato che questa ennesima trovata imprenditoriale spazzi via un altra fetta di cultura del cibo e convinca migliaia di persone che è meglio un liofilizzato da sciogliere in acqua di una passeggiata a passo sostenuto in un parco, e di una vita attiva e ricca di scelte “responsabili” e “consapevoli”. Peccato che, e questo credetemi mi fa davvero male, migliaia di ragazzi e ragazzi in piena crisi di identità, magari con il pallino della magrezza estrema, subiscano il condizionamento di tali nefandezze.
Il cibo, come ripeto da anni (e mi sono quasi venuta a noia da me!) è parte di noi e della nostra storia, della nostra crescita come esseri umani. E’ uno strumento sociale e socializzante. Il cibo non è solo nutrimento, è cultura. Non siamo serbatoi, provette di polietilene, macchine. Siamo ancora Homo Sapiens. Veniamo dai raccoglitori nomadi, siamo onnivori bipedi, siamo capaci di sopravvivere a condizioni estreme, siamo capaci di grandi cose.
Perchè, allora, rinunciare al “Sapiens”??? Perchè non porsi domande invece di continuare a delegare la nostra salute e la nostra felicità al mercante di turno?
Sopravvissuti alle ere glaciali, possibile non riconoscere una cialtroneria?

L’agricoltura, cenerentola disconosciuta

La maggior parte delle persone conosce poco o nulla, oggi, dell’articolato e affascinante processo di produzione del cibo. E’ davvero curioso- non credete?- che l’umanità si nutra di prodotti provenienti dalla terra e sia, di fatto, così disinformata su questi argomenti. Eppure, fino a qualche decennio fa, questa ignoranza e questo disinteresse nei confronti della terra che produce il buon cibo erano inimmaginabili. Oggi, purtroppo, è raro, soprattutto nelle città, trovare un bambino che abbia visto un campo di grano, che sappia cos’è un aratro o che conosca l’avvicendarsi delle colture stagionali. Un sapere prezioso è andato perduto, lasciando spazio ad un crescente ed insulso consumismo che ha spazzato via la cultura del cibo. Eppure, nella storia dell’uomo, connotata da carestie, guerre e rivoluzioni, l’agricoltura e i suoi prodotti sono stati un denominatore costante e comune. Eppure, che ci piaccia o no, l’agricoltura è stata la prima importante attività socializzante.
Il primo anello di ogni catena alimentare è legato alla terra. Ogni ciclo vitale termina nella terra.
Quando andiamo in vacanza ci preoccupiamo del percorso che dovremo fare, tenendo bene a mente il luogo di partenza e quello di arrivo, con attenzione alle tappe intermedie. Ebbene, mi chiedo, perchè non ci poniamo domande sul nostro “viaggio” vitale? Perchè non abbiamo alcuna curiosità sulla nascita del nostro cibo?
La terra ci parla di noi e delle nostre “radici”, senza le quali … dove crediamo di andare?

L’adolescente, il cibo e la fragilità del gambero!

Chiunque si sia trovato alle prese con un adolescente conosce bene quella sensazione particolare, mista a disagio e perplessità, che insorge guardandolo, ascoltandolo e cercando di aprire un varco comunicativo fra il suo tirar su “spallucce” e il suo broncio immotivato. Eppure, l’adolescente, nonostante il suo fare spesso spavaldo e strafottente, è un essere fragilissimo e vulnerabile, in balia di vere e proprie trasformazioni, volte a costruire un’identità, attraverso la risoluzione di problemi che lo sviluppo gli pone continuamente davanti.

In questa fase così particolare e complessa, il cibo assume spesso connotazioni eccezionali e si trasforma, qualche volta, in strumento di ricatto o di “riscatto”, oggetto di scontri  o “incontri”, simbolo di un modello da rifiutare o, al contrario, di nuove strade da percorrere. Può accadere, infatti, che l’adolescente utilizzi il cibo come un vero e proprio linguaggio, rifiutandolo o imitando le scelte alimentari degli altri o ancora, semplicemente, operando scelte completamente diverse dai modelli familiari, utilizzando spesso il corpo come strumento da frapporre fra se stesso e il resto del mondo.

Si tratta di un modo per richiamare l’attenzione degli altri sul proprio stato, sulla propria momentanea fragilità e sui propri bisogni che, mai come in questa fase, necessitano di ascolto, accoglienza e comprensione.

Per spiegare la fragilità e la vulnerabilità di un adolescente, F. Dolto, psicanalista infantile francese vissuto nel secolo scorso, paragona l’adolescente al gambero, il quale, prima di fabbricare il guscio nuovo, perde quello vecchio, restando esposto a gravi pericoli. In questa fase, il gambero resta nascosto sotto le rocce e negli anfratti, fino a quando non avrà un nuovo guscio a difenderlo. Se durante il periodo di estrema fragilità subirà delle ferite, esse rimarranno per sempre sottoforma di cicatrici, nonostante il guscio nuovo le ricoprirà.

Il 31 marzo 2012, alle 9, 00, presso la sede della Cia di Pisa, ci sarà un incontro dedicato all’alimentazione in adolescenza, per confrontarsi, capire ed approfondire questo tema così delicato.

 

 

 

 

 

L’amore e il cibo al tempo della pubblicità!

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La parola “amore”, usata non molto tempo fa per definire addirittura un partito politico (il partito dell’amore!), campeggia oggi su tutte le home di siti aziendali che hanno a che fare con l’alimentazione, ci avete fatto caso? Sì, perchè l’amore è una cosa che interessa tutti, colpisce, ferisce, gratifica, emoziona, commuove; insomma, proprio come il cibo, accomuna e arricchisce di sentimenti e suggestioni. Questo non sfugge a chi si occupa di marketing e chi fa del cibo il proprio strumento di guadagno. L’industria alimentare, quella farmaceutica e le aziende che producono integratori e pasti sostitutivi lo hanno capito molto tempo fa ed hanno affilato le loro armi, fatte di spot, slogan, e presenze illustri che prestano la loro scienza patinata da salotto a questo succulento mercato. Evidentemente, penso, la fetta di torta è davvero grande e conveniente… forse si tratta di una torta intera, con tanto di farcitura!!!
La parola “amore”, dunque, affiancata alle figure di professori illustri e da immagini scelte con sapienza, fanno di certe discutibili pratiche dietetiche (Tisanoreica, Naturhouse, Ducan, ecc.) tendenze trainanti e convincenti, fregandosene altamente della letteratura scientifica seria e accreditata, della biochimica e della fisiologia.
Ebbene, vorrei, come al solito, lanciare una provocazione. Le varie house che con “amore” si prendono cura del nostro corpo e della nostra mente, proponendoci improbabili prodotti e percorsi dietetici, basati più sulle leggi di mercato che sulle conoscenze scientifiche, non aprirebbero le loro saracinesche ogni mattina se non ci fosse il cliente pronto a lasciarsi abbindolare dalla pozione magica di turno. Così come sugli scaffali del supermercato non vedremmo fruttoli, saccocci e pangocciole vari, se le famiglie consumassero latte, yogurt, carne e pane di buona qualità. Allora, questo tanto sbandierato “amore” vogliamo, una volta per tutte, decidere a chi rivolgerlo? A noi stessi, alla nostra famiglia, alla nostra Terra o alle aziende che speculano e giocano sulle nostre corde emotive?

Commento ispirato dalla lettura di questa pagina web