Archivio della categoria: Nutrizione

Il grasso, questo sconosciuto!

Qualche anno fa il mondo scientifico rivolse una grande attenzione e un’enorme mole di studi alle funzioni intestinali, soprattutto quelle svolte dalla parete assorbente del tenue, e, scoprendone l’importanza e l’influenza su altri sistemi ed apparati, soprannominò l’intestino il “secondo cervello”.

Negli ultimi anni assistiamo ad un’analoga attenzione rivolta, questa volta, al tessuto adiposo (il grasso), le cui funzioni, in realtà, pare vadano molto al di là del mero accumulo di acidi grassi come fonte energetica.

La fisiologia del tessuto adiposo bianco, infatti, si sta rivelando interessante e complessa, tanto da renderlo degno dell’appellativo di “organo endocrino”. La storia “endocrinologica” dell’adipe fa capo soprattutto alla scoperta della leptina, avvenuta nel 1994. Si tratta di una sostanza che, agendo attraverso il sistema simpatico, inibisce la spesa energetica. I livelli circolanti di leptina, importante anche nei fenomeni riproduttivi e nella plasticità neuronale, sono strettamente collegati alla massa grassa e la sua secrezione è aumentata nell’obesità.

Fra le tante molecole prodotte dal tessuto adiposo,  l’adiponectina ha la funzione di amplificare la sensibilità all’insulina. La sua secrezione è ridotta nell’obesità.
Questi due ormoni, dunque, svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione del metabolismo energetico e nel mantenimento del peso corporeo.

Riguardo al contenuto di grassi accumulati nelle cellule adipose (adipociti), dagli studi è emerso che un eccesso lipidico può attivare una serie di segnali chimici tipici dell’infiammazione. L’ipotesi suggestiva dell’infiammazione, e della conseguente progressiva morte cellulare degli adipociti, come meccanismo tessutale tipico dell’obesità, sembra ormai più che probabile: la produzione di sostanze infiammatorie e la necrosi delle cellule adipose sono infatti circa tre volte superiori nei soggetti obesi, rispetto a quelle dei normopeso.

Ma non basta: gli adipociti producono sostanze che agiscono localmente, inibendo l’infiammazione, mantenendo la forma delle cellule stesse, regolandone lo sviluppo e le comunicazioni con altri organi.

Al momento, dunque, quello che sappiamo sul grasso è che, oltre ad essere, quando in eccesso, un fattore di rischio per importanti malattie, esso è anche un organo “regolatore”; una sorta di centralina chimica che ci mette in relazione con il mondo esterno, in particolare con il cibo, attraverso la regolazione di sensazioni quali l’appetito, la spinta alla ricerca di alimenti e la sazietà; un vero e proprio organo di “interfaccia” che reagisce a stimoli negativi producendo una batteria di sostanze chimiche che lo invadono e che segnalano una disfunzione agli altri organi (immunitario, endocrino, gastro-enterico).

Chi mai avrebbe immaginato, fino a pochi anni fa, guardandosi allo specchio e magari lamentandosi un po’ per quegli antiestetici cuscinetti adiposi, che fossero la sede di un tale complesso fermento?!

Chissà che questo non renda il grasso un po’ più simpatico, almeno agli occhi di noi donne, sempre alla ricerca della linea perfetta!

 

Per approfondire:

Infiammatory mediators: tracing links between obesity and osteoarthritis

Role of adipokine and other infiammatory mediators…

Age and obesity-associated changes in the expression and activation…

Adipokine and metabolic syndrome risk factor in women…

L’adolescente, il cibo e la fragilità del gambero!

Chiunque si sia trovato alle prese con un adolescente conosce bene quella sensazione particolare, mista a disagio e perplessità, che insorge guardandolo, ascoltandolo e cercando di aprire un varco comunicativo fra il suo tirar su “spallucce” e il suo broncio immotivato. Eppure, l’adolescente, nonostante il suo fare spesso spavaldo e strafottente, è un essere fragilissimo e vulnerabile, in balia di vere e proprie trasformazioni, volte a costruire un’identità, attraverso la risoluzione di problemi che lo sviluppo gli pone continuamente davanti.

In questa fase così particolare e complessa, il cibo assume spesso connotazioni eccezionali e si trasforma, qualche volta, in strumento di ricatto o di “riscatto”, oggetto di scontri  o “incontri”, simbolo di un modello da rifiutare o, al contrario, di nuove strade da percorrere. Può accadere, infatti, che l’adolescente utilizzi il cibo come un vero e proprio linguaggio, rifiutandolo o imitando le scelte alimentari degli altri o ancora, semplicemente, operando scelte completamente diverse dai modelli familiari, utilizzando spesso il corpo come strumento da frapporre fra se stesso e il resto del mondo.

Si tratta di un modo per richiamare l’attenzione degli altri sul proprio stato, sulla propria momentanea fragilità e sui propri bisogni che, mai come in questa fase, necessitano di ascolto, accoglienza e comprensione.

Per spiegare la fragilità e la vulnerabilità di un adolescente, F. Dolto, psicanalista infantile francese vissuto nel secolo scorso, paragona l’adolescente al gambero, il quale, prima di fabbricare il guscio nuovo, perde quello vecchio, restando esposto a gravi pericoli. In questa fase, il gambero resta nascosto sotto le rocce e negli anfratti, fino a quando non avrà un nuovo guscio a difenderlo. Se durante il periodo di estrema fragilità subirà delle ferite, esse rimarranno per sempre sottoforma di cicatrici, nonostante il guscio nuovo le ricoprirà.

DiMé, Pompei, 19 e 20 maggio

Nei giorni 19 e 20 maggio 2012 Pompei ospiterà DiMè, straordinario evento 
scientifico e di intrattenimento culturale, dedicato alla Dieta Mediterranea.
Orari e programmazione:

Sabato 19 Maggio
10:00-18:00 Mostra fotografica DiMè
(location: Comune di Pompei - Palazzo De Fusco)

10:00-13:30 Convegno scientifico:
“Riscopriamo la Dieta Mediterranea”
(location: Palazzo De Fusco - Sala Consiliare del Comune di Pompei)

Domenica 20 Maggio
10:00-18:00 Mostra fotografica DiMè
(location: Comune di Pompei - Palazzo De Fusco)

18:00-20:00 Reading letterario
Peppe Lanzetta legge brani scelti a cura Angelo Petrella
(location: Teatro Di Costanzo-Mattiello)

Cultura del cibo ai tempi della Tisanoreica, ovvero come farsi del male in tanti facendo arricchire i pochi.

Una bustina dal colore dorato, o azzurro, a seconda che si tratti di una cena o di un dolce. Scioglierne in acqua il contenuto, senza nemmeno chiedersi di cosa è fatto. Sedersi a tavola (ma non è così strettamente necessario) contenti perchè quella tisana ci farà perdere peso e, pensate, senza neanche aver cucinato. Beh, il massimo, no?
Peccato che “mangiare” sia un’altra cosa. Peccato che le bustine siano costosissime e non siano “cibo”. Peccato che questa idea sia frutto della mente di un imprenditore figlio di erboristi (con tutto il rispetto), non un medico, non un biologo, non un biochimico. Peccato che la sua ambizione reale non sia quella di far stare bene la gente, ma di vendere il suo prodotto.
Ma, soprattutto, peccato che questa ennesima trovata imprenditoriale spazzi via un altra fetta di cultura del cibo e convinca migliaia di persone che è meglio un liofilizzato da sciogliere in acqua di una passeggiata a passo sostenuto in un parco, e di una vita attiva e ricca di scelte “responsabili” e “consapevoli”. Peccato che, e questo credetemi mi fa davvero male, migliaia di ragazzi e ragazzi in piena crisi di identità, magari con il pallino della magrezza estrema, subiscano il condizionamento di tali nefandezze.
Il cibo, come ripeto da anni (e mi sono quasi venuta a noia da me!) è parte di noi e della nostra storia, della nostra crescita come esseri umani. E’ uno strumento sociale e socializzante. Il cibo non è solo nutrimento, è cultura. Non siamo serbatoi, provette di polietilene, macchine. Siamo ancora Homo Sapiens. Veniamo dai raccoglitori nomadi, siamo onnivori bipedi, siamo capaci di sopravvivere a condizioni estreme, siamo capaci di grandi cose.
Perchè, allora, rinunciare al “Sapiens”??? Perchè non porsi domande invece di continuare a delegare la nostra salute e la nostra felicità al mercante di turno?
Sopravvissuti alle ere glaciali, possibile non riconoscere una cialtroneria?

L’agricoltura, cenerentola disconosciuta

La maggior parte delle persone conosce poco o nulla, oggi, dell’articolato e affascinante processo di produzione del cibo. E’ davvero curioso- non credete?- che l’umanità si nutra di prodotti provenienti dalla terra e sia, di fatto, così disinformata su questi argomenti. Eppure, fino a qualche decennio fa, questa ignoranza e questo disinteresse nei confronti della terra che produce il buon cibo erano inimmaginabili. Oggi, purtroppo, è raro, soprattutto nelle città, trovare un bambino che abbia visto un campo di grano, che sappia cos’è un aratro o che conosca l’avvicendarsi delle colture stagionali. Un sapere prezioso è andato perduto, lasciando spazio ad un crescente ed insulso consumismo che ha spazzato via la cultura del cibo. Eppure, nella storia dell’uomo, connotata da carestie, guerre e rivoluzioni, l’agricoltura e i suoi prodotti sono stati un denominatore costante e comune. Eppure, che ci piaccia o no, l’agricoltura è stata la prima importante attività socializzante.
Il primo anello di ogni catena alimentare è legato alla terra. Ogni ciclo vitale termina nella terra.
Quando andiamo in vacanza ci preoccupiamo del percorso che dovremo fare, tenendo bene a mente il luogo di partenza e quello di arrivo, con attenzione alle tappe intermedie. Ebbene, mi chiedo, perchè non ci poniamo domande sul nostro “viaggio” vitale? Perchè non abbiamo alcuna curiosità sulla nascita del nostro cibo?
La terra ci parla di noi e delle nostre “radici”, senza le quali … dove crediamo di andare?

L’adolescente, il cibo e la fragilità del gambero!

Chiunque si sia trovato alle prese con un adolescente conosce bene quella sensazione particolare, mista a disagio e perplessità, che insorge guardandolo, ascoltandolo e cercando di aprire un varco comunicativo fra il suo tirar su “spallucce” e il suo broncio immotivato. Eppure, l’adolescente, nonostante il suo fare spesso spavaldo e strafottente, è un essere fragilissimo e vulnerabile, in balia di vere e proprie trasformazioni, volte a costruire un’identità, attraverso la risoluzione di problemi che lo sviluppo gli pone continuamente davanti.

In questa fase così particolare e complessa, il cibo assume spesso connotazioni eccezionali e si trasforma, qualche volta, in strumento di ricatto o di “riscatto”, oggetto di scontri  o “incontri”, simbolo di un modello da rifiutare o, al contrario, di nuove strade da percorrere. Può accadere, infatti, che l’adolescente utilizzi il cibo come un vero e proprio linguaggio, rifiutandolo o imitando le scelte alimentari degli altri o ancora, semplicemente, operando scelte completamente diverse dai modelli familiari, utilizzando spesso il corpo come strumento da frapporre fra se stesso e il resto del mondo.

Si tratta di un modo per richiamare l’attenzione degli altri sul proprio stato, sulla propria momentanea fragilità e sui propri bisogni che, mai come in questa fase, necessitano di ascolto, accoglienza e comprensione.

Per spiegare la fragilità e la vulnerabilità di un adolescente, F. Dolto, psicanalista infantile francese vissuto nel secolo scorso, paragona l’adolescente al gambero, il quale, prima di fabbricare il guscio nuovo, perde quello vecchio, restando esposto a gravi pericoli. In questa fase, il gambero resta nascosto sotto le rocce e negli anfratti, fino a quando non avrà un nuovo guscio a difenderlo. Se durante il periodo di estrema fragilità subirà delle ferite, esse rimarranno per sempre sottoforma di cicatrici, nonostante il guscio nuovo le ricoprirà.

Il 31 marzo 2012, alle 9, 00, presso la sede della Cia di Pisa, ci sarà un incontro dedicato all’alimentazione in adolescenza, per confrontarsi, capire ed approfondire questo tema così delicato.