Pensando all’acqua, soprattutto in questa stagione, viene in mente il suo potere idratante e dissetante. In effetti, si tratta di un componente importantissimo del nostro organismo, rappresentando circa il 60% del peso corporeo nell’adulto e circa il 75% di quello del neonato. È il solvente ottimale per molte sostanze, regola la temperatura corporea, favorisce tutti i processi metabolici e consente l’eliminazione di sostanze tossiche e di quelle di scarto prodotte durante i processi metabolici. Sempre più frequentemente viene posta attenzione alla scelta dell’acqua rispetto agli elementi in essa disciolti. In Italia abbiamo una classificazione piuttosto chiara e semplice: si parla di acque oligominerali se il contenuto di sali disciolti è minore di 500 mg/l, e mediominerali quando la contrazione dei soluti è compresa fra 500 e 1500 mg/l, ad alta mineralizzazione per concentrazione di soluti > 1500 mg/l. I minerali in essa disciolti sono altamente biodisponibili, nel senso che il nostro intestino li assorbe con facilità. Per il calcio, ad esempio, è stato visto che un’acqua con un livello minerale intorno a 200 mg/litro ne consente un livello di assorbimento ottimale: un’informazione importante che permette di integrare questo elemento senza abbondare troppo con alimenti animali che potrebbero portare a un eccesso di grassi e proteine. Anche altri importanti minerali, come il magnesio e il potassio possono essere assorbiti dall’acqua che beviamo ogni giorno, purché ovviamente la quantità sia adeguata. Il fabbisogno minimo d’acqua per ognuno di noi dipende da condizioni ambientali, attività fisica, età. In generale, per un uomo adulto sano di 70 Kg l’apporto adeguato è di 2,5 l al giorno. Ci sono categorie di persone e fasi della vita in cui l’apporto deve aumentare: e il caso degli sportivi e le donne in gravidanza e in allattamento.
Oltre che di minerali, molte acque sono ricche di bicarbonati che hanno un effetto positivo sulla motilità intestinale e le capacità digestive, migliorando fenomeni di stipsi e cattiva digestione.
Quindi, in definitiva, l’acqua è da considerarsi più un alimento funzionale che una semplice bevanda e pertanto è raccomandabile un consumo adeguato a ogni età, con particolare attenzione ai bambini e ai ragazzi che troppo spesso la preferiscono ad altre bevande, soprattutto edulcorate, privandosi dei suoi importanti benefici e assumendo calorie in eccesso.
Scritto per Dimensione Agricoltura di luglio-agosto 2017.
Immagine tratta dalla rete.


alcuni fattori associati allo sviluppo di IBD possano essere rappresentati da sollecitazioni eccessive o effetti negativi sul microbiota. I fattori ambientali che possono alterarne la composizione comprendono la dieta, l’uso di antibiotici e l’area geografica. La nota “ipotesi dell’igiene” suggerisce che gli esseri umani che vivono nei paesi più industrializzati sono esposti sin dalla primissima infanzia a un minor numero di microbi che porta allo sviluppo di un sistema immunitario meno in grado di “tollerare” l’esposizione all’ambiente microbico in età avanzata. Questo può attivare in modo inappropriato le risposte immunitarie. In linea con questo concetto, è importante valutare, da caso a caso, il ruolo dell’alimentazione e, nei casi in cui se ne prospetti la necessità, dell’integrazione mirata di componenti pro-microbiota, batteriche e non (probiotici e prebiotici). E’ stato visto altresì che una dieta troppo ricca di grassi e proteine animali e povera di fibre può alterare il microbiota intestinale e aumentare il rischio per lo sviluppo di IBD. Sebbene, anche l’eccesso di fibra e di altre sostanze come polioli, polialcol e e di oligosaccaridi può rappresentare un fattore irritante e scatenante. In ogni caso, la situazione di scompenso nota come disbiosi intestinale è attualmente considerata un possibile fattore eziologico nella patogenesi di queste malattie. I progressi tecnologici che oggi consentono una caratterizzazione più completa delle comunità microbiche intestinali, insieme a recenti studi che mostrano quanto sia importante l’impatto della dieta sulla microbiota, forniscono un forte razionale per ulteriori indagini approfondite sul legame fra cibo, microbiota e sviluppo di IBD . Pertanto, mirare a regolarizzare i pasti, moderare il consumo di alimenti di origine animale, fornire all’intestino sostanze antinfiammatorie naturali, attraverso la scelta di alimenti adeguati e/o di prodotti di integrazione (attentamente valutati da un esperto) sarebbe auspicabile in ogni caso, poiché la salute e l’equilibrio del microbiota intestinale garantiscono migliori risposte immunitarie e assorbimenti più adeguati.