Archivio tag: cibo sano

Voce del verbo seminare

Ci sono gesti che restano in mente e mettono radici. Uno di questi è l’apertura del braccio che semina a spaglio il grano. L’immagine del contadino con la pioggia di sementi intorno mi accompagna da sempre, rassicurante, sebbene oggi un po’ surreale.
La semina è un gesto antico che serba dentro l’agire un significato e una simbologia assolutamente immortali. Il grembo della terra accoglie il seme che darà i suoi frutti, dopo una crescita che vuole aria, terra, acqua, calore. Ricorda il ventre generoso delle madri.
La fertilità di un campo mi fa pensare al dono, all’offerta, al bisogno e alla sua soddisfazione. Ma l’essenziale generosità di una spiga di grano stride, nella mia mente, con l’attuale distorsione di questi concetti. Scambiamo continuamente i “desideri” per “bisogni“. Il bisogno, però, è limitato per definizione, dalla necessità precisa che lo esprime. Il desiderio, invece, no!

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Di chi fidarsi?

Avete letto la novità? Le multinazionali alimentari ci propinano porcherie spacciandole per “cibo”! Quando a un controllo più approfondito da parte degli organi preposti emergono cose di questo tipo, sgraniamo gli occhi e atteggiamo la bocca verso il basso, esprimendo

disgusto e indignazione.
Ma siamo proprio sicuri di essere così inorriditi? Eravamo così convinti, dunque, della buona fede delle industrie alimentari in questione? Tutti noi avevamo creduto ciecamente alla veridicità delle etichette di quei tortellini, di quel ragù, di quei ravioli, senza mai

pensare che stavamo acquistando un prodotto alimentare di cui non conoscevamo assolutamente nulla? Eppure, in un passato non molto lontano abbiamo letto di polli alla diossina, pasta alle micotossine ed altre amenità del genere!

Suvvia, siamo seri e sinceri almeno con noi stessi: la maggior parte di noi si è posta qualche domanda a riguardo, ma ha comunque scelto di comprare quel dato prodotto giustificandosi con la convinzione di aver risparmiato tempo.
Bugie: quelle propinateci dalle aziende, e quelle che diciamo a noi stessi ogni volta che ci creiamo l’alibi del tempo.
Mi sono presa qualche giorno per cronometrare alcune mie preparazioni casalinghe ed ho scoperto che preparare un sugo con verdure costa, in termini di tempo, 10 minuti; una frittata di porri, 15 minuti, compresa la fase di asciugatura dell’olio in eccesso; un sugo a base di formaggio e spezie, 8 minuti; un’insalatona mista con mozzarella, 10 minuti se dobbiamo ancora lavare gli ortaggi, 5 se li abbiamo lavati al mattino prima di uscire; una minestra di verdura, il tempo di cottura della pasta, se abbiamo avuto l’accortezza di lessare e frullare le verdure la sera prima.
Sbucciare una frutto richiede meno di un minuto, tagliare una fetta di pane e spalmare sopra un po’ di marmellata richiede un minuto circa e poco più gustare uno yogurt.

Caspita! Un’eternità!

Abbiamo moltissimi motivi per rivedere le nostre scelte alimentari e cominciare a non fidarci più delle marche e della pubblicità. Di chi fidarsi, allora?
Degli strumenti in grado di renderci consapevoli: l’istinto e i cinque sensi, prima di ogni cosa, l’accesso all’informazione, le tradizioni di famiglia, la saggezza contadina, le stagioni, il dubbio, il bisogno. Ma soprattutto, è l’idea che il cibo venga tutto, direttamente o indirettamente, dalla terra e dal lavoro degli agricoltori che deve illuminare ogni scelta di ciò che mettiamo in tavola.
Ci sono slogan promozionali di fronte ai quali dobbiamo sempre dubitare (i prodotti a un euro di certe catene di fast food, le offerte prendi tre e paghi due, ecc.), convincendoci che il cibo buono e sano non può e non deve costare così poco, perché reca con sé sapere, giustizia, salute, etica ed ecologia. Sono questi i valori da portare a tavola con il buon cibo locale e stagionale; sono il condimento che ce lo renderà un bene irrinunciabile.

Prendiamoci il tempo, dunque, di fare una buona minestra, organizziamoci conservando gli avanzi, ricominciamo a gustare il buon cibo, quello vero. E, se ci piace il ragù, che richiede tempi lunghi, facciamolo la domenica, con le materie prime scelte bene. Solo così non avremo brutte sorprese!

Pubblicato su Dimensione Agricoltura, marzo 2013

 

 

L’adolescente, il cibo e la fragilità del gambero!

Chiunque si sia trovato alle prese con un adolescente conosce bene quella sensazione particolare, mista a disagio e perplessità, che insorge guardandolo, ascoltandolo e cercando di aprire un varco comunicativo fra il suo tirar su “spallucce” e il suo broncio immotivato. Eppure, l’adolescente, nonostante il suo fare spesso spavaldo e strafottente, è un essere fragilissimo e vulnerabile, in balia di vere e proprie trasformazioni, volte a costruire un’identità, attraverso la risoluzione di problemi che lo sviluppo gli pone continuamente davanti.

In questa fase così particolare e complessa, il cibo assume spesso connotazioni eccezionali e si trasforma, qualche volta, in strumento di ricatto o di “riscatto”, oggetto di scontri  o “incontri”, simbolo di un modello da rifiutare o, al contrario, di nuove strade da percorrere. Può accadere, infatti, che l’adolescente utilizzi il cibo come un vero e proprio linguaggio, rifiutandolo o imitando le scelte alimentari degli altri o ancora, semplicemente, operando scelte completamente diverse dai modelli familiari, utilizzando spesso il corpo come strumento da frapporre fra se stesso e il resto del mondo.

Si tratta di un modo per richiamare l’attenzione degli altri sul proprio stato, sulla propria momentanea fragilità e sui propri bisogni che, mai come in questa fase, necessitano di ascolto, accoglienza e comprensione.

Per spiegare la fragilità e la vulnerabilità di un adolescente, F. Dolto, psicanalista infantile francese vissuto nel secolo scorso, paragona l’adolescente al gambero, il quale, prima di fabbricare il guscio nuovo, perde quello vecchio, restando esposto a gravi pericoli. In questa fase, il gambero resta nascosto sotto le rocce e negli anfratti, fino a quando non avrà un nuovo guscio a difenderlo. Se durante il periodo di estrema fragilità subirà delle ferite, esse rimarranno per sempre sottoforma di cicatrici, nonostante il guscio nuovo le ricoprirà.

Il 31 marzo 2012, alle 9, 00, presso la sede della Cia di Pisa, ci sarà un incontro dedicato all’alimentazione in adolescenza, per confrontarsi, capire ed approfondire questo tema così delicato.