Meraviglioso, dannato zucchero!

Il nostro organismo è costituito da miliardi di cellule che hanno costantemente fame di zucchero. Il cervello è l’organo che ne utilizza di più: un etto abbondante di glucosio ogni giorno. E questo è vero sia per chi è magro che per chi è in sovrappeso. In tempi molto remoti, infatti, è stato proprio lo zucchero a fornire ai primi ominidi la possibilità di sopravvivere a periodi di magra e di sviluppare capacità cognitive elevate. Per dirla tutta, il grasso dei pesci e della carne hanno favorito lo sviluppo di una rete neuronale capace di ideazione e progettazione, ma il glucosio, presente nella frutta e nella verdura (più tardivamente nei cereali) ha rappresentato il carburante adeguato e necessario allo sviluppo del grande cervello. Questo è uno dei motivi per cui il sapore dolce ci è così gradito.
Nell’epoca che stiamo vivendo di zucchero ne abbiamo in abbondanza. Bene, diremmo! Tutto a vantaggio del nostro cervello. Magari fosse così facile. Il problema è che oltre a quello presente nei cereali, nella frutta e nella verdura, lo zucchero oggi viene aggiunto in moltissimi prodotti industriali che quotidianamente entrano nelle nostre case. Per cui tendiamo a consumarne davvero troppo. Anche il comportamento opposto, però, non è corretto: eliminare ogni fonte di glucosio, depennando dalla nostra dieta pane, pasta, dolci e altri alimenti amidacei danneggia una serie di cellule e tessuti che lo richiedono per esplicare le loro normali funzioni, oltre a ridurre la produzione di neurotrasmettitori e neuro-ormoni che ci fanno stare bene e ci rendono di buonumore. E allora? La soluzione, come sempre, è la moderazione. Scegliere alimenti che lo contengono naturalmente può essere un buon inizio.

Scritto per Dimensione Agricoltura

Il buon cibo racconta

Qualche giorno fa, camminando per la campagna, lungo orti profumati e pieni di colori, riflettevo sul buon cibo e su quanto dica, arrivando nel nostro piatto, sulla terra e il lavoro dell’uomo che lo hanno prodotto. Mi è tornato in mente un ricordo lontano: una mattina in cui, poco prima dell’alba, mio padre mi portò a visitare un pastore proprio nel momento in cui veniva cagliato il formaggio. Il pastore mi illustrò i passaggi di quela procedura tanto antica e preziosa e alla fine mi dette da bere una grande tazza di siero e ricotta caldissimi. Sua moglie mi raggiunse per darmi una fetta di pane appena sfornato e così feci una colazione davvero insolita per una ragazzina dei primi anni ’80. Un’esperienza che non avrei raccontato ai miei compagni di scuola per paura di essere presa in giro e che oggi invece non manco di raccontare a tutti i bambini a cui faccio educazione alimentare. Cosa fu quell’esperienza? Un dialogo. Un racconto. Una lezione. Quella colazione che allora mi parve così strana, seppure gustosissima, mi raccontò di quel monte, di quelle pecore e di quei pastori, degli odori di quei pascoli, delle sfumature di quei colori. E mi insegnò che insieme al cibo mangiamo anche la terra e il lavoro da cui proviene e lo percepiamo con ognuno dei nostri sensi. Le percezioni sensoriali sono alla base dell’accettazione di un cibo e della capacità di conoscerlo e gustarlo nella sua interezza, fatta di mille sfumature e mille dettagli. Ecco perché è così importante offrire ai nostri figli solo cibo di qualità, portarli nelle fattorie, raccontare loro la filiera: impareranno ad ascoltare le sensazioni che i loro sensi restituiscono e la storia, antica e preziosa, che da un dato territorio è arrivata fino a loro piatto.

Scritto per Dimensione Agricoltura (immagine tratta dal sito della rivista)

Un piccolo manuale per i progetti a scuola

Educazione Alimentare a Scuola è il nuovo manuale pratico e illustrato che guida il nutrizionista e l’educatore a strutturare ed effettuare i progetti di Educazione Alimentare a scuola.

Disponibile in formato digitale e cartaceo.
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Uno mangia troppo e l’altro poco… che fare?

 

 

Non è affatto inusuale, per chi si occupa di nutrizione pediatrica, incontrare famiglie in cui uno dei figli mangia molto e l’altro invece è inappetente. Un dilemma che dal punto di vista pratico e organizzativo mette la famiglia in grande difficoltà, perché è chiamata a gestire due situazioni non solo molto diverse fra loro, ma assolutamente opposte.
Come fare, infatti, a contenere l’appetito sfrenato di un figlio, se il fratellino mostra indifferenza pressoché assoluta nei confronti di molti, se non di tutti, gli alimenti?
Può essere valida la regola del divieto per uno e della facilitazione, sempre e in ogni caso, per l’altro? In poche parole, si può limitare a uno l’accesso a una dispensa piena di ogni leccornia e succulento manicaretto preparati per stuzzicare l’interesse e l’appetito dell’altro?

Il piccolo “ingurgitatore”…

Il problema è complesso e merita una riflessione attenta. I bambini cosiddetti “ingurgitatori” mostrano spesso una sorta di compulsività che li porta, soprattutto durante le ore pomeridiane che trascorrono a casa, alla continua ricerca di cibo consolatorio, cioè ricco di grassi e zuccheri, che hanno l’effetto di gratificare il palato nell’immediato, spesso senza nutrire a sufficienza.
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