Archivio mensile:ottobre 2014

Elogio (moderato) del digiuno

cropped-spuntino1.jpgAl mondo esistono popolazioni molto longeve e sanissime, in grado di procreare fino a tarda età e invecchiare in buona salute. Come ad esempio, gli Hunza, che vivono al confine nord del Pakistan, all’interno di una valle sulla catena Himalayana, mangiano poco e vegetariano, digiunano nei mesi invernali in cui la natura offre loro ben poco cibo, e si muovono molto.
La scienza, d’altra parte, sostiene che la riduzione calorica e, addirittura, brevi periodi di digiuno insieme all’esercizio fisico hanno la capacità di stimolare le funzioni di riparazione di danni tessutali dovuti all’ossidazione, all’invecchiamento e ai prodotti metabolici. Molti studiosi sostengono che sopportare il senso della fame per qualche ora, più di una volta a settimana, aiuta a liberarsi delle tossine accumulate dopo i pasti.
Da nutrizionista non posso che approvare, diffondere e condividere ciò che la scienza ha dimostrato. Ritengo però che tra la tendenza – ahinoi!- così comune a riempirsi fino a scoppiare e il digiuno elogiato dagli studiosi ci sia un ottimo margine di miglioramento del proprio stile alimentare che permette di affrontare il tema della prevenzione a tavola con maggiore moderazione e concretezza. Insomma, diamoci obiettivi raggiungibili!
Se siete dinamici e i vostri pasti sono frugali ed equilibrati, non avrete motivo di preoccuparvi. Se non è così, allora imparate a muovervi ogni giorno e ad alzarvi da tavola non appena il senso di sazietà farà capolino fra la bocca e il piatto!

 

Pubblicato su Dimensione Agricoltura.

Briciole di buon senso

DSCN6597Torno su Pollicino, il bambino alto giusto un pollice che per non perdere la strada del ritorno disseminava chicchi di grano ammuffito. Da bambina me la raccontavano diversamente: Pollicino sbriciolava con perizia un tozzo di pane, le cui briciole venivamo beccate dai corvi. Comunque sia andata davvero, la storia di miseria e disperazione dei due genitori poverissimi che si vedono costretti ad abbandonare i propri figlioletti nel bosco, mette tristezza e mi ricorda quella di popoli lontani, ma nemmeno poi tanto, che non possono assicurare pasti quotidiani ai loro bambini.

Appartengo alla generazione in cui un bambino, quando faceva i capricci a tavola, si sentiva dire spesso “vergognati, ci sono bambini che non hanno nulla da mangiare!”. Forse è per questo che la favola di Pollicino mi ha sempre colpito e che a buttare via il cibo mi sento male.

Tuttavia, da piccola non capivo il peso di quell’esternazione. Cosa c’entravano i capricci a tavola con i bambini africani affamati? Non coglievo bene il senso del rimprovero, se non quello di una sorta di “colpa” che incombeva anche sulla mia testa per il solo fatto di essere nata in una famiglia e in un paese in cui non c’era una tale miseria.

Con stupore, mi rendo conto che affermazioni del genere si ripetono oggi in molte famiglie e in molti momenti conviviali, in cui il bambino di turno, se non mangia o lascia qualcosa nel piatto, attira l’attenzione di tutti gli adulti presenti e viene sottoposto al solito rituale che lo giudica inesorabilmente colpevole di spreco! (Continua a leggere su manidistrega.it)