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Ti racconto la terra…e il cibo

3672_Durso_cover_STAMPA_03Oggi, ogni bambino che viene al mondo può vivere molto a lungo o avere un’aspettativa di vita minore rispetto a quella della precedente generazione. E, di certo, i suoi genitori hanno la grande responsabilità di insegnargli come vivere a lungo e in buona salute. Ogni bambino, insomma, dovrebbe acquisire dai propri adulti di riferimento stili di vita salutari.

Ti racconto la terra
Giusi D’Urso
Edizioni ETS

Da La Scuola di Ancel

Ti racconto la terraCol mio lavoro ti racconto la terra…

A quanti mi chiedono cosa fa un biologo nutrizionista rispondo con orgoglio che si occupa di alimentazione, di salute e di cultura del cibo. Ogni piano alimentare e ogni consiglio nutrizionale che passa dalle mie mani a quelle di chi si rivolge a me contiene, oltre a consigli alimentari e comportamentali, racconti che spero restino dentro e lascino traccia. Sono i racconti sul cibo che mangiamo e che ci rende ciò che siamo. Le storie della sua produzione, della sua stagione migliore, dei luoghi da cui proviene, delle mani che lo hanno lavorato e della fatica che lo ha portato fino a noi.

In ogni piano alimentare, in fondo, racconto la terra. Ed è proprio questa convinzione e questo istinto che mi hanno condotto alla stesura del mio ultimo libro Ti racconto la terra.

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Ti racconto la terra- recensioni e interviste

 

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A questo link puoi ascoltare la registrazione dell’intervista rilasciata a La dolce linea, di Tiziana Stallone, per RaiRadioWeb, il 15 novembre 2013.

A questo, invece, puoi leggere la prima recensione sul blog di Laura Montanari (Repubblica Firenze).

 

 

 

Le foto della presentazione al Caffè di Repubblica del
Pisa Book Festival 2013, con Laura Montanari e Fabio Galati.

Foto: Repubblica Caffe' - Pisa Book Festival- Giusi D'Urso presenta Presenta "Ti racconto la terra"

Ti racconto la terra

E’ uscito il mio ultimo libro: “Ti racconto la terra”, per Edizioni ETS, con la prefazione di Rossano Pazzagli e le storie di vita contadina di Stefano Berti.

3672_Durso_cover_STAMPA_03L’agricoltura diventa la poesia di un racconto di vita vissuta, che insegna a chi legge la fatica e l’incanto della vita in campagna, e la ricostruzione del rapporto antico fra chi produce il cibo e chi se ne nutre.
Il racconto si intreccia alla divulgazione di temi come la sostenibilità, il paesaggio, le scelte alimentari, la stagionalità, l’educazione alimentare, la prevenzione, le tradizioni a tavola.
Così, dal paradosso dell’agricoltura e del cibo industriale alla consapevolezza alimentare, ogni pagina affronta temi urgenti che non possono più essere appannaggio di tecnici del settore, ma terreno di riflessione per ogni lettore.
Un libro per chiunque voglia cominciare ad operare scelte virtuose, avendone inteso il peso e l’importanza.

Il libro si può acquistare da subito attraverso il sito di Edizioni ETS e dal 20 novembre sarà possibile trovarlo in libreria!
Intanto, puoi leggere la scheda e scaricare i pdf dell’indice e della prefazione.

Buona lettura!

Di sprechi e di risparmi

È tempo di crisi. Sai la novità!

Ma al di là del comprensibile scoramento, è un tempo, questo, da trasformare in opportunità. L’occasione di imparare a risparmiare, riducendo gli sprechi e tornando ad uno stile di vita più equilibrato, sostenibile e parsimonioso.

Secondo quanto dichiarato dalla FAO nell’ottobre dello scorso anno in Italia nel 2011 lo spreco di cibo a livello domestico è costato ad ogni famiglia circa 1600 euro l’anno, cioè il 27% della spesa annuale alimentare. Continua a riecheggiarmi in testa una frase letta in una relazione di Emanuela Amendola (dott.ssa in Economia, Associazione di promozione sociale La MezzaLuna): “Sebbene sia noto che l’incidenza dello spreco vari in base al clima, allo status socio-economico, alla cultura (per esempio, l’abitudine a preparare generosamente più cibo di quello che può essere mangiato), tuttavia resta evidente che, in ogni caso, lo spreco alimentare domestico non solo esiste, ma ha anche notevoli dimensioni economiche.”
Tutto sommato, è una buona notizia, perché su questo dato si può decisamente intervenire, non certo risparmiando sul costo del buon cibo, ma eliminando, appunto, inutili sprechi.

Come?

Iniziando, ad esempio, dalla lista della spesa, non dimenticando mai di farla prima di entrare in un supermercato, annotando solo ciò di cui abbiamo veramente bisogno ed evitando di fare scorte di dubbia utilità che, peraltro, ci costringono al continuo controllo della scadenza. Chi fa la spesa nei mercati contadini o direttamente dai produttori locali è avvantaggiato dal fatto che le materie prime sono stagionali e freschissime, quindi meno soggette a repentino deperimento. Inoltre, un prodotto ortofrutticolo fresco avrà meno scarti di uno confezionato, magari proveniente da luoghi lontani. In cucina, poi, avvengono straordinarie magie: come quella di trasformare molti scarti vegetali in materia prima per creme vegetali, zuppe e minestroni.
Anche la pasticceria si presta alla pratica del riciclo e, quindi, del risparmio. Un esempio: le bucce di molti frutti (non trattati), dopo essere state lavate e ben asciugate, possono essere ridotte in piccoli pezzi e congelate, per essere utilizzate in seguito come fonti aromatiche nei dolci. Oppure, in alternativa, si possono conservare in frigo, in un barattolo di vetro, ricoperti di un strato d’olio, per aromatizzare insalate, arrosti e frittate. La cucina del giorno dopo, inoltre, un tempo scontata perché necessaria, oggi torna di moda, con la trasformazione dei resti in polpette e polpettoni, frittate e sformati.

C’è un altro fenomeno che rende quest’era così difficile una buona occasione: la necessità di ricominciare ad insegnare ai nostri figli l’adattamento a tavola. Avvezzi ad avere sempre tanto e troppo, ad accedere a pochi gusti accattivanti e fidelizzanti, i nostri bambini spesso rappresentano, in qualche modo, un ostacolo ai comportamenti anti-spreco: cibi pronti dei quali paghiamo anche la confezione, alimenti ad altissima impronta ecologica, abitudine a sciupare e gettare via parte dei pasti, a rifiutare le novità, i piatti più semplici e le pietanze del giorno precedente.

E allora, dato che la crisi attuale non riguarda solo il nostro portafoglio, non solo il nostro Paese, ma coinvolge l’intero pianeta, l’intero sistema economico, c’è da chiedersi: i nostri bambini, figli di epoche indifferenti alle conseguenze dello spreco, riuscirebbero a sopravvivere in un mondo più povero di risorse?

Pubblicato su “Alimentazione” – Dimensione Agricoltura di Aprile 2013

 

 

 

 

 

Quattro salti… nel buio!

I piatti pronti e la loro reale utilità. Forse, è questo il titolo che avrei dovuto dare a questo pezzo. Ma, dallo scandalo della carne equina nei tortellini, non faccio altro che pensare all’inconsapevolezza del consumatore, a quanto poco sappiamo sulla qualità delle materie prime di certi prodotti alimentari che, purtroppo, continuiamo a definire “cibo”! Ecco, dunque, il salto nel buio che ricorda, inevitabilmente, salti ben più noti al nutrito popolo del precotto e preconfezionato.

Cercasi disperatamente istinto di conservazione! Perché sembra proprio di averlo immolato senza pietà sull’altare del dio tempo, dimenticando, o ignorando, che le nostre scelte alimentari segnano il confine fra salute e patologia, fra sostenibilità e catastrofi ambientali, solidarietà e sfruttamento, agricoltura locale e agricoltura industriale, economia sana e speculazioni. Non stupitevi: mangiare è un atto politico! Il primo, il più importante. Ed è nelle nostre mani, così inadeguate, frettolose e superficiali da infilare nel carrello della spesa prodotti che negano ed annullano questo potere. Saccocci, teneroni, wurstel, panatine e molto altro: un universo di pseudo-cibi di cui non sappiamo assolutamente nulla e che diventeranno carne, ossa, sangue nostri e dei nostri figli, inquinando terra ed aria, impoverendo intere popolazioni, penalizzando le produzioni locali.

Saltiamo nel buio, senza rete e senza chiederci se questa è davvero la soluzione. Cibo pronto per risparmiare tempo. Cibo economico per risparmiare denaro. Come può un alimento di qualità essere economico? Come possiamo credere che acquistare e consumare cibo scadente possa restituirci il tempo da dedicare a noi stessi e alla nostra famiglia? Come possiamo pensare che risparmiare economicamente acquistando cibo spazzatura possa non fare la minima differenza sulla nostra salute e su quella del nostro pianeta?
La presenza di carne equina in prodotti alimentari che non la prevedono in etichetta apre inevitabilmente una voragine di dubbi sotto l’incosciente traiettoria del salto: se è accaduto alla Buitoni, allora …Se è così per i tortellini, allora …

Allora, siamo di fronte all’ennesima occasione di rivalutare le nostre scelte; o meglio, di cominciare a scegliere sul serio, con la nostra testa, senza fidarci ciecamente di marche note e di pubblicità accattivanti. L’occasione di ripensare alla lista della spesa. Cominciamo da lì, da quel foglio bianco su cui scriveremo ciò che ci manca, ciò che è davvero necessario. Cominciamo dalla nostra cucina: rivalutiamola come luogo elettivo di identità e di relazione. Accendiamo di nuovo i fornelli, organizziamoci conservando i cibi per quando il dio tempo ci chiederà l’ennesimo sacrificio. Cominciamo dal territorio in cui viviamo: amiamolo e rispettiamolo, sostenendo le produzioni locali, più sane, più sostenibili, più ricche di nutrienti, più solidali. Usiamo le mani e la testa: impastiamo, tagliuzziamo, recuperiamo il gusto di toccare, preparare, offrire e condividere il nostro cibo. Recuperiamo la capacità del dubbio e il valore della consapevolezza che ne consegue; restituiamo, una volta per tutte, dignità ed efficacia alle nostre scelte alimentari.
Offriamo al dio tempo la nostra salute e quella del luogo in cui viviamo. I nostri figli ce ne saranno grati.

Pubblicato su genitorimagazine.it

Modello alimentare mediterraneo, doppiamente valido, ma purtroppo ormai scomparso!

 

 

 

 

 

 

It is well known that the Mediterranean nutritional model is perfectly consistent with the nutritional indications of the guidelines produced by the most important and authoritative societies and scientific institutions of our time. It, we remember, is based on a high consumption of vegetables, legumes, fruit and nuts, olive oil and cereals (once, almost all wholemeal); moderate consumption of fish and dairy products; limited meat consumption.
It is in Greek culture that the Mediterranean diet has its roots, which developed, over the centuries, as a need for thrift during very poor historical eras that have drawn rules and ideas for survival from peasant culture, especially in our south.
The eating habits of the southern peasants spread during the Middle Ages and, passing down from century to century, they reached the Second World War, inspiring and intriguing Ancel Keys, American doctor, who was struck by the eating habits of the Cilento population, once known landed in Paestum following the Fifth Army in 1944. He thus became the main theorist of the Mediterranean diet, indicating and defining it as the preventive nutritional model for cardiovascular and metabolic diseases. From Keys’ studies to date, many scholars have confirmed the important correlation between the Mediterranean diet, good health and longevity.  The good parts are Kratom, Kratomystic, https://kratomystic.com when taken in the right amounts 
One of the most important recent studies is that conducted by   EPIC(European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition); this is the largest population study conducted on the relationship between diet and health. The results are clear: fruits and vegetables reduce mortality in the elderly, while mortality increases in those who consume more saturated fats (i.e. those of animal origin; however, remember that even tropical oils are rich in saturated fats despite being vegetable). The “Mediterranean” nature of the diet was judged by identifying “Mediterranean” food groups (vegetables, legumes, fruit, cereals and fish) and Mediterranean behaviors, such as higher consumption of unsaturated fatty acids (mono and polyunsaturated) than saturated. It has been seen that the more a nutritional model of the sample populations approaches the Mediterranean, the higher the percentage of longevity.

Today, however, it is important and urgent to evaluate a nutritional model also with respect to its sustainability. There are many studies relating to the environmental impact of each food and the way it is consumed. The various studies show the importance of evaluating particular environmental indicators, such as the emission of greenhouse gases (Corbon Footprint), the water footprint (Water Footprint), the ecological footprint (Ecological Footprint).
Well, even from this point of view, the eating habits of central and southern Italy in the 1950s are virtuous. In fact, fruit, vegetables and cereals, if local and seasonal, have a much less ecological impact than meat. In particular, the production of beef, essential raw material of fast food dishes, has a huge environmental impact; just think that it takes 100 grams of vegetable protein to get 15 grams of animal protein from a cow or pig. Some time ago, in Il Manifesto, Francesca Colasanti wrote “… a world populated by a billion cattle, an immense herd that occupies 24 percent of the earth’s surface and that consumes a quantity of cereals sufficient to feed hundreds of millions of people: the human species, if it wants to save itself and the planet that hosts it,
On the sustainability of meat consumption there are many studies and essays in the literature on which it is possible to find information, starting from “Ecocide” , a truly incisive text, by Jeremy Rifkin published in 1992.

We are in Italy, the cradle of the Mediterranean diet, you will tell yourself, what’s the problem, then? There is more than one problem and we all know it. But in order not to make exhausting lists I will focus on one, the basic one.
Don’t be surprised, at this point, if I assert that the Mediterranean diet, just as Keys had exalted it in his studies from the 1950s on, no longer exists. It has been supplanted by a hodgepodge of food choices, a very unfortunate fruit, of the globalization of nutritional models from overseas. The Mediterranean diet has remained in our heads, like a beautiful image of the past, of which we are hypocritically proud.
In recent decades, drastic changes in the style of food consumption have occurred in our country that have paved the way for the consumption of industrial products, nutritionally poor and highly adulterated. But also the basic foods of our original food model have changed: we think of flour, olive oil, wine. Every day, in newspapers we read about adulterations and scams about these and other components of the diet.
It is therefore difficult to think of being in the right place at the right time if we do not do something to change this trend. After all, it is not a question of inventing something new, but of rediscovering our origins and enhancing them. We are still a country “geographically” suitable for the Mediterranean food model, provided we are ready for cultural change, without which no revolution, much less that of food, will never be possible.

To know more

  • Martínez-González MA, de la Fuente-Arrillaga C, Nunez-Cordoba JM, Basterra-Gortari FJ, Beunza JJ, Vazquez Z, Benito S, Tortosa A, Bes-Rastrollo M. Adherence to Mediterranean diet and risk of developing diabetes: prospective cohort study. BMJ 2008; 336 (7657): 1348 -1351
  • Sofi F, Cesari F, Abbate R, Gensini GF, Casini A. Adherence to Mediterranean diet and health status: meta-analysis. BMJ 2008; 11: 337-344.
  • Mediterranean diet and cardioprotection. Raffaele De Caterina. The CNR notebooks. Primula Editrice.
  • Eating Planet 2012. BCFN. Edizioni Ambiente (from which the image of the double pyramid is taken).

 

 

Daniel Goleman, L’intelligenza ecologica, Rizzoli

 

 

Intelligenza ecologicaÈ più dannoso per l’ambiente usare un bicchiere di carta o uno di plastica? Stappare una bottiglia di vino arrivata dalla Francia via terra o dalla Spegna via mare? La risposta non è mai ovvia, e spesso l’acquisto “verde” è un miraggio: i pomodori “prodotti localmente” a Montreal, in Canada, vengono selezionati in Francia, crescono in Cina e germogliano in Ontario prima di arrivare nelle serre del Quebec. Su ogni oggetto che compriamo è nascosto un “cartellino del prezzo” aggiuntivo: sono i costi che paga il pianeta, e quindi la nostra salute. Ma ci è impossibile valutarli correttamente, perché non ce ne accorgiamo: il nostro cervello non è attrezzato per farlo. Non basta quindi un’informazione trasparente per diventare i consumatori consapevoli di un mercato ecosostenibile. Occorre un radicale cambiamento cognitivo, che ci permetta di reagire a una vernice al piombo con la stessa istintiva percezione di pericolo che da millenni proviamo alla vista di un predatore. Daniel Goleman introduce con questo libro un concetto rivoluzionario: la cura per l’ambiente non è un movimento o un’ideologia, è il nostro prossimo gradino evolutivo. È l’intelligenza ecologica, da sviluppare come specie, non come individui, indispensabile per affrontare sfide troppo complesse per vincerle da soli. Perché l’uomo è un animale con una nicchia ecologica particolare da salvaguardare. L’intero pianeta Terra.

Fonte: Ibs.it