Archivio mensile:aprile 2017

Grasso: insostenibile leggerezza e insospettabile complessità

bilanciaCapita spesso, durante i percorsi di dimagrimento, di affrontare e dover gestire fasi più o meno lunghe di rallentamento nella perdita di peso. All’inizio, mosso da una grande motivazione e pronto a lasciarsi guidare, l’individuo obeso o in sovrappeso comincia a perdere i primi chili con grande soddisfazione. Prima o poi, però, questa tendenza così rassicurante si attenua o subisce addirittura una battuta d’arresto. I motivi possono essere tanti e diversi: una minore adesione al percorso e la necessità di una nuova spinta motivazionale, l’inadeguatezza del piano alimentare, la mancanza di movimento, l’insorgenza di nuove resistenze metaboliche, ecc. Il fattore peso, inteso come numero espresso dalla bilancia, ha un grande potere sulla persona che cerca di dimagrire: può alimentare il suo buonumore e il suo benessere generale o gettarla nello scoramento più assoluto e riattivare quel circolo vizioso stress/iperalimentazione/senso di colpa/ ricerca di cibo tipicamente alla base di ogni fallimento pregresso. Ma è davvero così importante il peso espresso dalla bilancia ad ogni controllo? Siamo sicuri che ogni volta che esso rimane invariato, siamo davanti a uno stallo metabolico?
Le considerazioni da fare in merito sarebbero numerose e complesse, ma limitiamoci all’aspetto pratico di un reperto come quello accennato. Attraverso la valutazione della

stratigrafia addominale, donna obesa di 47 anni, in menopausa, in riabilitazione nutrizionale

1. Stratigrafia addominale, donna obesa di 47 anni, in menopausa, in riabilitazione nutrizionale. Notare la differenza nello spessore e nella densità degli strati di adipe sottostanti la cute (in alto, strato sottile blu discontinuo): le zone bianche evidenziano uno “svuotamento” del tessuto adiposo.

2. Grafico andamento peso

composizione corporea è spesso possibile evidenziare come, nonostante non vi sia stata una perdita di peso misurabile, il rapporto fra massa magra (muscolo, scheletro, acqua) e massa grassa si sia modificato. Succede di frequente, ad esempio,quando, seguendo un buon piano alimentare e incrementando, anche di poco, l’attività fisica, l’individuo aumenti la sua densità muscolare, in concomitanza o meno di riduzione di adipe. Questo può non solo produrre una stasi nel peso, ma addirittura un aumento ponderale. Ricordiamoci, oltretutto, che il grasso pesa meno del muscolo e delle ossa!
L’immagine 1 mostra la stratigrafia di una donna obesa di 47 anni, in menopausa, il cui percorso di dimagrimento, iniziato ad ottobre e tuttora in corso (finora -12, 7 Kg in 7 mesi circa), è stato graduale e progressivo, ma non senza momenti di stasi o rallentamento della perdita di peso (fig.2). Il suo grasso sottocutaneo addominale, però, ha sempre mostrato modificazioni ad ogni controllo, sottolineando, anche a peso più o meno fermo, un adattamento e un rimodellamento metabolico dovuti ai cambiamenti dell’alimentazione e all’incremento di attività fisica.
Un’altra considerazione, più tecnica ma non meno importante, mette in luce la complessità organica e metabolica del tessuto adiposo, dalla quale nessun programma di dimagrimento potrà mai prescindere. A rischio di annoiarvi un po’, mi pare importante descrivere brevemente le funzioni del grasso e le loro implicazioni.
Il tessuto adiposo comprende due tipologie di grasso: grasso bianco e grasso bruno. Il tessuto adiposo bianco (quello di cui ci preoccupiamo quando siamo in sovrappeso) è una riserva di trigliceridi e un vero e proprio organo endocrino; quello bruno è deputato alla termogenesi e alla regolazione della temperatura corporea. Il primo è, da sempre, all’attenzione della ricerca e della medicina, in quanto sede degli accumuli grassi in eccesso e del fenomeno infiammatorio responsabile dell’obesità.
La fisiologia del tessuto adiposo bianco si è rivelata interessante e complessa, tanto da rendere l’adipe degno dell’appellativo di “organo endocrino”. La sua storia “endocrinologica”  fa capo soprattutto alla scoperta della leptina, avvenuta nel 1994. Si tratta di una sostanza che, agendo attraverso il sistema nervoso simpatico, inibisce la spesa energetica. I livelli circolanti di leptina, importante anche nei fenomeni riproduttivi e nella plasticità neuronale, sono strettamente collegati alla massa grassa e la sua secrezione è aumentata nell’obesità.
Fra le tante molecole prodotte dal tessuto adiposo,  l’adiponectina ha la funzione di amplificare la sensibilità all’insulina. La sua secrezione è ridotta nell’obesità. Questi due ormoni, dunque, svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione del metabolismo energetico e nel mantenimento del peso corporeo. Riguardo al contenuto di grassi accumulati nelle cellule adipose (adipociti), dagli studi è emerso che un eccesso lipidico può attivare una serie di segnali chimici tipici dell’infiammazione. La produzione di sostanze infiammatorie e la necrosi delle cellule adipose sono infatti circa tre volte superiori nei soggetti obesi, rispetto ai normopeso. Ma non basta: gli adipociti producono sostanze che agiscono localmente, inibendo l’infiammazione, mantenendo la forma delle cellule stesse, regolandone lo sviluppo e le comunicazioni con altri organi. Al momento, dunque, quello che sappiamo sul grasso è che, oltre ad essere, quando in eccesso, un fattore di rischio per importanti malattie, esso è anche un organo “regolatore”; una sorta di centralina chimica che ci mette in relazione con il mondo esterno, in particolare con il cibo, attraverso la regolazione di sensazioni quali l’appetito, la spinta alla ricerca di alimenti e la sazietà; un vero e proprio organo di “interfaccia” che reagisce a stimoli negativi producendo una batteria di sostanze chimiche che lo invadono e che segnalano una disfunzione agli altri organi (immunitario, endocrino, gastro-enterico).

Chi mai avrebbe immaginato, fino a pochi anni fa, guardandosi allo specchio e magari lamentandosi un po’ per quegli antiestetici cuscinetti adiposi, che fossero la sede di un tale complesso fermento!
A conti fatti, dunque, si potrebbe concludere che il peso di un individuo è solo la punta di un iceberg ben più profondo, complesso e articolato e che, tutto sommato, le sue eventuali periodiche battute d’arresto non sono sempre da leggere come dei fallimenti, ma spesso come fasi di assestamento metabolico e modificazione della composizione corporea. In altri casi, invece, quando da una valutazione approfondita emerga una situazione di totale stallo, è il momento di rifare il punto e capire cosa non sta funzionando, senza scoraggiarsi, né rinunciare al raggiungimento dell’obiettivo, ma trovando insieme a chi vi sta seguendo e guidando la strada più giusta per continuare. Del resto, si sa, ogni cammino è fatto di tanti passi e può prevedere qualche inciampo. L’importante però è continuare a rispettare la scelta di stare meglio, senza fretta, ma con la pazienza e l’attenzione dovute ad ogni grande cambiamento.

Informazioni su sedi, orari e modalità operative dello studio nutrizionale.

 

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La prima immagine è tratta dalle rete. Le altre due appartengono al mio archivio.

 

 

Esperti o creduloni?

wikiL’era digitale è senza dubbio un tempo ricco di possibilità e occasioni. Nell’esiguo tempo di un clic riusciamo a raggiungere posti lontanissimi e ad accedere a informazioni di ogni tipo. La rete pullula di siti che permettono di farsi un’idea di ogni cosa in pochissimo tempo. Alimentazione e salute sono fra gli argomenti che più di tutti catturano l’attenzione e innescano ansie e preoccupazioni creando una sorta di corsa collettiva all’informazione. In questo mare magnum è facile però imbattersi in notizie sommarie, gonfiate, o addirittura false e fuorvianti, che non sempre si ha la competenza e il tempo di verificare. Ne consegue spesso un’informazione superficiale, a volte illusoria, che, proprio per la velocità con cui si acquisisce e si diffonde, rischia di confondere e condizionare intere categorie di persone che non hanno gli strumenti per leggere in modo critico e, dunque, filtrare con la giusta dose di consapevolezza.
Chi fa il mio lavoro s’imbatte ogni giorno in persone che hanno
autonomamente escluso dalle loro abitudini alimentari uno o più cibi, convinte di avere questa o quell’altra intolleranza, questa o quell’altra patologia; individui condizionati da letturgooe allarmistiche sugli effetti di intere categorie di alimenti o sul valore salvifico di quella bacca o di quel seme, di questa o quella dieta . La conseguenza comune è un fai da te rischioso, una sfiducia serpeggiante, sommaria e pericolosa nei confronti della scienza e di chi ha investito una vita intera a studiare e formarsi in questo campo, acquisendo strumenti fondamentali per valutazioni critiche e corrette. La verità è che l’essere umano è complesso, così come il suo metabolismo: sarebbe davvero bellissimo se per stare bene, non ammalarsi e vivere più a lungo possibile fosse sufficiente eliminare un alimento o inserirne un altro. Purtroppo non è così semplice e, il più delle volte, scelte alimentari arbitrarie e ingiustificate non fanno che aggiungere nuovi problemi a quello iniziale. Per cui, seppure nel massimo rispetto di ogni scelta personale, in tema di cibo e salute è consigliabile verificare sempre, attraverso fonti adeguate e accreditate, ogni tipo di informazione reperita in rete, affidarsi a chi lavora su questi tempi, con professionalità e competenza, e accettare di buon grado che il nostro corpo non è uguale ad altri mille; non è una provetta in cui ad ogni azione corrisponde una reazione standard e prevedibile a priori, ma, al contrario, un sistema di una preziosa complessità che merita l’attenzione e il rispetto dovuti alle meraviglie.

 

Scritto per Dimensione Agricoltura di aprile 2017.